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IL BAR DELLE FOLIES-BERGÈRE

a person standing in front of a store
Ultimo quadro realizzato da Manet ormai gravemente malato e sofferente per un’atassia di origine sifilitica, “Un bar aux Folies-Bergère” è da sempre considerato il suo testamento spirituale, manifesto dell’evoluzione artistica del pittore. In esso sono evidenti tutti gli elementi che hanno caratterizzato il percorso creativo di Manet: l’ambientazione parigina, la tranche-de-vie moderna, l’uso del nero e la sublime natura morta.
L’opera (olio su tela, 96 x 130 cm) è custodita alla Courtald Gallery di Londra e presenta ad una prima veloce lettura, una ragazza dietro al bancone di un bar. Il suo viso e la sua espressione sono enigmatiche, malinconiche, annoiate o forse tristi. Subito dopo i nostri occhi sono attratti dallo spazio alle sue spalle: una moltitudine di gente che affolla il Folies-Bergère, caffè-concerto alla moda nella Parigi della Belle Époque dove la borghesia si incontrava per assistere a spettacoli di varietà, balletti e opere circensi. Ci si accorge di essere in realtà di fronte ad uno specchio solo quando si intravede, sulla destra, il dorso della ragazza e il volto di un signore con la tuba intento ad ordinare da bere. Ecco che imprevedibilmente scopriamo di essere anche noi all’interno del quadro, dove la nostra figura combacia con quella del signore misterioso.
I dettagli che popolano il quadro sono tanti: l’immagine riflessa del trapezista in alto a sinistra, i luminosi lampadari, i binocoli delle donne, le nature morte dei fiori che abbelliscono il bancone e il vestito della barista Suzon, i monili che ne arricchiscono la bellezza. E poi ancora il bianco del marmo con una fruttiera e le bottiglie di champagne e di liquori di tutti i tipi e colori…si intravedono anche un paio di bottiglie di Bass Pale Ale 66 con il celeberrimo triangolo rosso, una birra inglese molto popolare a Parigi da cui è possibile dedurre l’internazionalità della clientela che frequentava il locale.
Nonostante l’apparente incongruenza prospettica dell’immagine riflessa possa essere spiegata con la posizione angolata dell’osservatore rispetto allo specchio, mi piace pensare che Manet abbia voluto intenzionalmente esprimere che la realtà non è quella che appare: l’atteggiamento di Suzon che sembra allo specchio così sollecito si manifesta in realtà essere fermo ed immobile. Ecco così che il Folies-Bergère, luogo di festa e di divertimento, si trasforma improvvisamente in un luogo di solitudine e silenzio.
Roberto Vitale
P.S.: Il 23 Gennaio ricorre il compleanno di Manet. A chi volesse incrociare lo sguardo di Suzon e festeggiare l’artista stappando una bottiglia di champagne in sua compagnia consiglio vivamente di vedere la rappresentazione a 360° fatta da Arte TV al seguente link: www.youtube.com/watch